In questi giorni si parla di inverno demografico: quanto pesa l’invecchiamento della popolazione italiana sulla mobilità elettrica e sul cambio di abitudini? E il costo dell’auto elettrica?
La mobilità in elettrico
E’ lampante quanto sia complicato cambiare un’abitudine, come la mobilità in elettrico, siamo pur sempre animali. E non ci sarebbe niente di male in questo, se non causassimo danni all’ecosistema.
Il cambiamento diventa ancora più arduo se guardiamo all’aspetto anagrafico. Senza fare di tutta l’erba un fascio, l’invecchiamento della popolazione italiana non rappresenta un elemento che gioca a nostro favore nell’ambito della transizione energetica.
Il calo della mobilità da parte degli anziani ed i piccoli spostamenti conducono sempre più all’impiego dell’auto. La scelta dei mezzi pubblici, anche per gli scarsi investimenti in merito, è messa in secondo piano. E lo sarà ancora di più da qui al 2030, quando la domanda calerà ulteriormente per una presenza inferiore di giovani scolari.
A rallentare il processo ci pensa anche il prezzo dell’auto elettrica che in Cina è circa la metà rispetto all’Europa: 31 mila euro contro 67 mila euro.
In Cina, l’auto elettrica più economica costa l’8% in meno rispetto all’auto termica più economica.
Perché? Agevolazioni fiscali da parte del governo, disponibilità di materie prime a chilometro zero, assenza di dazi e basso costo della manodopera.
Ma quante auto ci sono?
Siamo arrivati a 40 milioni di autovetture!
Del 66% totale solo il 4% è un’auto elettrica, quindi circa 1 auto su 25. Ciò nonostante, il numero dei punti di ricarica è aumentato a circa 36 mila unità, registrando quasi un raddoppiamento rispetto al 2021.
Chi va piano va sano e va lontano.
In assenza di alternative energetiche, anche chi va elettrico va sano e va lontano.
Certo, al momento va anche in rovina o quasi.
Quanto pesa la distanza nella mobilità?
Il 75-80% degli spostamenti si esaurisce nel bordo dei 10 km, sebbene rappresentino solo il 30% della domanda calcolata in base ai km percorsi.
Pertanto, è sì importante attuare delle politiche per la mobilità a corto raggio, tenendo in considerazione, però, che i viaggi oltre i 10 km pesano per il restante 70% sul totale.
L’intermodalità è un fattore chiave su cui puntare, ponendo particolare attenzione alla semplificazione dei piani tariffari che impegnano il settore TPL.
Un esempio in questo senso è dato dalla partnership tra Italo e Itabus che porterà a trenta i viaggi intermodali giornalieri, servendo mete turistiche molto ambite come Matera.
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