L’eutrofizzazione è come una festa in piscina dove tutti portano del cibo, ma nessuno si preoccupa di pulire dopo. Le piante acquatiche si abbuffano di nutrienti fino a quando non c’è più spazio per nuotare! E mentre le alghe fanno il loro rave sott’acqua, i pesci si ritrovano a chiedersi dove sia finito tutto l’ossigeno.
- Rischi nascosti dei nutrienti in eccesso
- Effetti a catena dell’eutrofizzazione
- Pratiche sostenibili per ridurre l’eutrofizzazione
Rischi nascosti dei nutrienti in eccesso
L’eutrofizzazione è un fenomeno che riguarda i corsi d’acqua e le coste; è caratterizzato dall’aumento eccessivo di nutrienti, soprattutto fosforo e azoto, che stimola una crescita eccessiva di alghe e piante acquatiche.
Questo fenomeno può portare a una riduzione dell’ossigeno disponibile nell’acqua, compromettendo la sopravvivenza di pesci e altri organismi acquatici.
Le fonti di questi nutrienti sono molteplici e includono l’agricoltura intensiva, le acque reflue non trattate e le emissioni atmosferiche.
Le pratiche agricole non sostenibili, come l’uso eccessivo di fertilizzanti e l’irrigazione impropria, possono aumentare il deflusso di nutrienti verso i corsi d’acqua.
Allo stesso modo, l’allevamento intensivo di bestiame produce grandi quantità di escrementi, che possono arricchire i corpi idrici di azoto e fosforo attraverso il ruscellamento superficiale.
Le aree urbane contribuiscono attraverso gli scarichi, con sistemi fognari spesso sovraccarichi o malfunzionanti che rilasciano acque reflue non trattate nei corpi idrici.
Anche la gestione inadeguata dei rifiuti solidi, come la frazione umida che, essendo organica, può rilasciare nutrienti. Le discariche possono produrre percolato ricco di nutrienti che, se non smaltito, può contaminare le acque sotterranee e superficiali.
Anche le modifiche al paesaggio naturale, come la deforestazione e lo sviluppo urbano, possono alterare il ciclo dei nutrienti e aumentare il deflusso di questi nelle acque.
Effetti a catena dell’eutrofizzazione
Questi nutrienti promuovono una crescita esponenziale delle alghe, che possono formare estese fioriture algali. Queste fioriture non solo riducono la trasparenza dell’acqua, ma possono anche essere tossiche per la fauna acquatica e terrestre, inclusi gli esseri umani che entrano in contatto con l’acqua contaminata o consumano pesce infetto.
Si crea una vera e propria coperta organica che oscura la colonna d’acqua sottostante, uccidendo flora e fauna.
Inoltre, la decomposizione delle alghe morte consuma ossigeno, creando “zone morte”, aree così povere di ossigeno da non permettere la sopravvivenza dei classici ecosistemi acquatici.
Le conseguenze dell’eutrofizzazione non si limitano all’ambiente naturale, ma anche le attività economiche come la pesca e il turismo possono subire danni significativi.
Il turismo soffre quando le spiagge e le acque diventano visivamente poco attraenti o pericolose per la salute. Anche la potabilizzazione dell’acqua è più complessa, e grava sulle finanze pubbliche e private.
Pratiche sostenibili per ridurre l’eutrofizzazione
In agricoltura, l’adozione di pratiche sostenibili come l’uso di fertilizzanti a rilascio controllato, la rotazione delle colture e l’agricoltura di precisione può ridurre significativamente il deflusso di nutrienti nei corsi d’acqua.
La creazione di zone tampone vegetate lungo i corsi d’acqua è un’altra strategia efficace, in quanto queste aree agiscono come filtri naturali che assorbono i nutrienti in eccesso.
Per ottenere un miglioramento duraturo della qualità delle acque, si possono adottare interventi di biomanipolazione: una serie di azioni mirate a modificare la struttura biologica di un ecosistema con l’obiettivo di raggiungere specifici risultati.
Ad esempio, in un lago, si può aumentare il numero di pesci predatori per cambiare l’equilibrio naturale.
Oltre alla modifica della struttura trofica, alcune ricerche hanno dimostrato che l’utilizzo di piante acquatiche specifiche può favorire la riduzione di fosforo e azoto attraverso un processo noto come fitodepurazione.
Al riguardo, l’alga Hydrodictyon reticulatum (alga verde) è capace di rimuovere fino al 67,3% di azoto e fosforo in tempi relativamente brevi.
Anche l’insufflazione di ossigeno mirata o il prelievo di acque profonde sono soluzioni contemplate per acque lacustri, ma poco efficaci.
Dunque, come spesso accade, emerge che il modo migliore per mantenere in sicurezza questi ecosistemi dal rischio di eutrofizzazione sia la prevenzione. Deve essere fatta attraverso la cura ed il rispetto della terra, l’avanzamento tecnologico e un monitoraggio assiduo ed efficace.
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