Creme solari e raggi UV? Rifletti, non assorbire!

Creata con IA; un corso d'acqua con pesci a galla morti a causa delle creme solari

Le creme solari, nonostante siano i nostri scudi contro i raggi UV, sembrano avere un effetto “kryptonite” sulla flora e fauna marine. Quando ci immergiamo per un tuffo rinfrescante, una parte di queste creme si stacca da noi per unirsi alla festa sottomarina, ma non nel modo giusto. 

I filtri chimici nelle creme solari, assorbono i raggi UV e li trasformano in energia meno dannosa. Tuttavia, alcuni di questi ingredienti, hanno impatti negativi sull’ambiente marino e sono soggetti a restrizioni in alcuni paesi. 

I prodotti di sintesi comportano danni agli organismi marini, in particolare ai coralli, contribuendo al fenomeno di “sbiancamento” dei reef e squilibri ormonali.

I filtri fisici come l‘ossido di zinco e il biossido di titanio non nanonizzati (in forma micro rivestita “coated”, indicato in etichetta) sono preferiti perché riflettono i raggi UV piuttosto che assorbirli.

Così si minimizza il rischio di reazioni allergiche e irritazioni cutanee; vi è anche un impatto ambientale inferiore rispetto ai loro omologhi chimici. 

Il biossido di titanio, diffusissimo sulla Terra, è stato esaminato per il suo uso negli alimenti e, secondo il CSSC, è considerato sicuro per la salute umana, quando utilizzato come filtro UV in una concentrazione massima del 25%.

Parallelamente, l’uso di estratti vegetali come l’olio di canapa, l’erba medica e l’alloro sta guadagnando popolarità nella produzione di cosmetici e creme solari. 

In via generale, si raccomanda di optare per creme solari resistenti all’acqua, biodegradabili e formulate con ingredienti naturali e biologici. 

Infine, l’acquisto di confezioni più grandi e il corretto smaltimento dei flaconi vuoti sono pratiche importanti per ridurre il consumo di plastica e il danno ambientale.

Play for the Planet