Bioindicatori nell’analisi ambientale

Biondicatori come funghi ai piedi di un albero

I bioindicatori sono gli investigatori dell’ecosistema, sempre alla ricerca di indizi sull’inquinamento. Immagina un fungo, intento a rivelare la reattività del suolo! Grazie a loro, possiamo fare un check-up all’ambiente e assicurarci che stia bene, proprio come un medico fa con i suoi pazienti.

I bioindicatori sono organismi viventi che ci aiutano a valutare la salute di un ambiente naturale. Reagiscono ai cambiamenti ambientali in modi prevedibili, rendendoli strumenti preziosi per monitorare la qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo.

Grazie a loro, possiamo rilevare precocemente i cambiamenti negli ecosistemi e intervenire tempestivamente per mitigare gli impatti negativi. Inoltre, ci aiutano a identificare le fonti di inquinamento e a valutare l’efficacia delle misure di bonifica.

Ad esempio, i licheni, una combinazione di alghe e funghi, sono molto sensibili agli inquinanti atmosferici come l’anidride solforosa e agli idrocarburi, rendendoli utili per monitorare la qualità dell’aria

Le alghe nelle acque possono indicare la presenza di nutrienti in eccesso o di sostanze tossiche, mentre le piante terrestri rilevano la contaminazione del suolo da metalli pesanti.

Gli animali, come bioaccumulatori, rivelano la presenza di sostanze chimiche nell’ambiente, disperse anche da tempo. 

Le api indicano pesticidi, i lombrichi controllano la qualità del suolo, gli anfibi segnalano inquinanti nell’acqua e gli uccelli riflettono la salute di interi ecosistemi.

I microrganismi, come batteri e funghi, sono indicatori molto efficaci. 

I batteri coliformi valutano la qualità dell’acqua potabile, quelli nitrificanti segnalano la presenza di composti azotati, i funghi indicano la salute del suolo.

Per capire come i bioindicatori rispondono ai cambiamenti ambientali, possiamo misurare diversi parametri. Questi organismi infatti reagiscono attraverso una serie di risposte che possono essere fisiologiche, biochimiche o comportamentali

I cambiamenti fisiologici nelle piante sono anomalie nella crescita, nella colorazione delle foglie o nella produzione di fiori e frutti quando sono esposte a inquinanti atmosferici o a contaminanti del suolo. 

Uno dei meccanismi biochimici è il bioaccumulo, che indica la concentrazione di sostanze chimiche accumulate nei tessuti degli organismi, come i metalli pesanti. 

Gli animali poi, possono manifestare alterazioni nel comportamento, nella riproduzione, nell’alimentazione, nella migrazione o nella salute generale in risposta a sostanze tossiche o a variazioni nelle condizioni ambientali. 

Nonostante i numerosi vantaggi, l’uso dei bioindicatori presenta anche limiti e sfide. La variabilità intrinseca delle specie può infatti introdurre incertezza nell’interpretazione dei risultati. 

Inoltre, fattori esterni come le fluttuazioni climatiche o la competizione per le risorse possono influenzare i bioindicatori indipendentemente dalla presenza di inquinanti. 

In alcune regioni italiane, le api sono state utilizzate per monitorare la presenza di pesticidi e metalli pesanti. Analizzando il miele, il polline e le api stesse, i ricercatori ottengono informazioni dettagliate sulla presenza di contaminanti nell’ambiente. 

Questo metodo è stato utilizzato con successo per identificare aree con alti livelli di inquinamento e per monitorare l’efficacia delle politiche di riduzione dell’uso di pesticidi.

In Germania, per monitorare la biodiversità e la qualità degli habitat sono state utilizzate le farfalle. Uno studio nella Renania Settentrionale-Vestfalia ha valutato l’impatto delle pratiche agricole sulla biodiversità, osservando le popolazioni di farfalle in aree agricole e naturali. 

I risultati hanno mostrato che le pratiche agricole sostenibili favoriscono una maggiore diversità di farfalle rispetto all’agricoltura intensiva, fornendo dati preziosi per promuovere pratiche che supportino la conservazione della biodiversità.

Questi strumenti, insieme alle innovazioni tecnologiche, offrono un potenziale enorme per la protezione dell’ambiente e la promozione di uno sviluppo sostenibile. I bioindicatori potrebbero essere impiegati in nuovi contesti, come il monitoraggio della qualità dell’aria negli ambienti urbani o la valutazione dell’impatto delle microplastiche negli ecosistemi marini.

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