Viaggiare nello spazio è uno dei sogni dell’umanità, verso l’infinito e oltre. Ma quanto ci costa in termini di emissioni?
- Razzi, emissioni e un bel respiro di CO₂
- Marte è “green”? Le nuove tecnologie per un viaggio sostenibile
- Esplorazione spaziale o salvezza terrestre? Il dilemma ecologico
Razzi, emissioni e un bel respiro di CO₂
Andare su Marte non è proprio come prendere un volo low-cost per una vacanza esotica. Per mandare un equipaggio umano sul Pianeta Rosso servono razzi enormi, e questi razzi hanno un piccolo, trascurabile problema: inquinano. Tanto.
Un singolo lancio di un razzo pesante come il Space Launch System (SLS) della NASA può rilasciare tra le 150 e le 300 tonnellate di CO₂ nell’atmosfera, secondo i dati della NASA e dell’Environmental Protection Agency (EPA). Per mettere le cose in prospettiva, un volo a lungo raggio genera circa 1 tonnellata di CO₂, quindi un solo lancio spaziale equivale a circa 300 volte quello di un normale volo aereo che trasporta centinaia di passeggeri.
E non è solo la CO₂ il problema: i razzi a propellente solido rilasciano anche ossidi di alluminio e cloro, che danneggiano lo strato di ozono. E se pensavi che i razzi a cherosene fossero la soluzione, sappi che rilasciano fuliggine e particolato nero, peggiorando il riscaldamento globale. Insomma, ogni lancio è come una gigantesca sigaretta fumata direttamente in faccia all’atmosfera terrestre.
E Marte? Beh, per stabilire una colonia autosufficiente servirebbero centinaia di missioni per trasportare materiali, persone e rifornimenti. Quindi sì, il sogno di mettere piede sul Pianeta Rosso rischia di far diventare il nostro un po’ più grigio.
Marte è “green”? Le nuove tecnologie per un viaggio sostenibile
Non tutto è perduto. Le agenzie spaziali e le aziende private stanno lavorando allo sviluppo di tecnologie più pulite. Per esempio:
- Razzi a metano: rispetto al cherosene raffinato, il metano liquido riduce la produzione di fuliggine.
- Riuso dei razzi: Starship di SpaceX permette di riutilizzare i razzi più volte, abbattendo l’impatto ambientale per singolo lancio.
- Propulsione nucleare: NASA e DARPA stanno sviluppando motori nucleari termici, che potrebbero dimezzare i tempi di viaggio su Marte e ridurre la quantità di lanci necessari per una missione. Meno lanci = meno emissioni.
- Combustibili ecologici: alcuni scienziati stanno sperimentando propellenti meno tossici e meno impattanti sull’atmosfera.
L’industria spaziale ha capito che se vogliamo terraformare Marte, forse dovremmo prima evitare di “deterraformare” la Terra.
Esplorazione spaziale o salvezza terrestre? Il dilemma ecologico
E qui arriva il dilemma: ha senso investire miliardi per colonizzare Marte mentre il nostro pianeta sta affrontando una crisi climatica senza precedenti? Alcuni sostengono che dovremmo concentrare le risorse sulla lotta al cambiamento climatico prima di pensare a una fuga su un pianeta desertico e inospitale.
D’altra parte, l’esplorazione spaziale ha sempre portato innovazioni utili per la Terra: dai pannelli solari all’efficienza energetica, dalla desalinizzazione dell’acqua ai materiali super resistenti. Forse la chiave è sfruttare la corsa a Marte per sviluppare tecnologie che aiutino anche il nostro pianeta a sopravvivere.
Quello che è certo è che Marte non è il nostro “Piano B”. Non lo sarà per decenni, se non secoli. E nel frattempo, sarebbe un peccato ridurre la Terra a una gigantesca rampa di lancio inquinata. Quindi, esploriamo pure lo spazio… ma senza dimenticare di prenderci cura del pianeta che ci ha dato la possibilità di sognare le stelle.
Play for the planet!