Alla scoperta delle meravigliose proprietà del bambù, pianta erbacea che rappresenta un prezioso alleato contro l’effetto serra, e non solo.
Che cos’è il bambù?
Con tutta probabilità avrete già sentito parlare del bambù, o vi sarà capitato di vederlo in qualche film ambientato nei paesi orientali, fra tutti Cina e Giappone.
Questa straordinaria pianta, o meglio “erba”, sempreverde presenta numerose proprietà benefiche che possono essere sfruttate in molti campi in virtù della sua versatilità.
Il c.d. “acciaio verde” è anche ignifugo e idrorepellente, conferendo le stesse caratteristiche ai beni con esso realizzati. Nondimeno, il bambù ha la capacità di trattenere l’acqua contribuendo alla notevole diminuzione di fenomeni di erosione del suolo.
Gli ambiti di utilizzo
Elenchiamo subito i principali ambiti nei quali il bambù viene impiegato:
- ambientale
- culinario
- edilizio
- oggettistica
- arredamento
È lampante l’utilità che il bambù garantisce all’ambiente, considerando che l’anidride carbonica (CO2) che assorbe è di 36 volte superiore rispetto a quella catturata da una comune foresta. Per darvi un dato, 100 ettari di bambù neutralizzano circa 27.500 tonnellate di CO2.
Senza parlare della resistenza e della leggerezza che lo rendono adatto a diverse lavorazioni come realizzazione di pavimentazioni, abbigliamento, o addirittura spazzolini e biciclette. Insomma, è il materiale ecosostenibile per eccellenza, in grado di assicurare un ciclo vitale intorno ai 100 anni.
Periodo di sviluppo e utilità
Ma quanto tempo richiede il bambù per crescere? Ce ne sono più di 1000 specie nel mondo, ma indubbiamente quello più coltivato è il Moso (bambù gigante) che impiega circa 10 anni per produrre le prime canne vendibili e poi ogni anno di nuove per tutto il secolo successivo.
Ciò ne fa un ottimo ricostituente della biodiversità e dei terreni degradati, in particolare di quelli assoggettati a massiccia deforestazione negli ultimi decenni. Basti pensare che, a partire dagli anni ’90, sono andati perduti ettari di foresta pari alla grandezza dell’UE.
Al riguardo, una recente legge europea ha imposto alle imprese di verificare che i prodotti venduti non abbiano contribuito alla deforestazione in alcuna parte del mondo, pena una sanzione fino al 4% del fatturato totale annuo UE.
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