Gli effetti disastrosi degli sversamenti in mare

sversamenti in mare di petrolio e altri materiali dannosi

Gli sversamenti in mare rappresentano uno dei più gravi disastri ambientali che minacciano gli ecosistemi marini e costieri di tutto il mondo. Possono derivare da incidenti nelle piattaforme petrolifere, dalle navi petroliere o dai tubi di scarico delle navi, e hanno conseguenze devastanti sull’ambiente marino, ma anche sull’economia locale e sulla salute umana.

Un recente episodio di sversamenti in mare ha riguardato un misterioso sversamento di petrolio al largo di Tobago, nei Caraibi, avvenuto nel febbraio 2024, quando una nave incagliata ha rilasciato una vasta quantità di petrolio, danneggiando gravemente le incontaminate spiagge e la barriera corallina.

Il primo ministro di Trinidad e Tobago, ha dichiarato lo stato d’emergenza nazionale. Centinaia di volontari si stanno mobilitando per rimuovere il petrolio dalle coste e per salvare pesci, uccelli marini e altre creature selvatiche. 

Gli sversamenti di petrolio in mare hanno un impatto distruttivo su numerosi aspetti dell’ambiente marino. La contaminazione da petrolio infatti danneggia gravemente gli habitat marini, uccidendo o danneggiando piante e animali e compromettendo la catena alimentare.

Le spiagge e le zone costiere colpite dagli sversamenti di petrolio subiscono danni irreparabili. Il petrolio che si deposita sulla costa può persistere per anni. Il petrolio disperso nell’acqua può accumularsi nei sedimenti marini, persistere negli ecosistemi e continuare a danneggiare la vita marina anche dopo che l’incidente iniziale è stato risolto.

Questi incidenti non solo hanno un impatto ambientale devastante, ma comportano anche enormi costi economici per la pulizia, il ripristino degli ecosistemi danneggiati e la perdita di entrate legate al turismo e alla pesca. Le persone sono esposte al petrolio e ai suoi derivati attraverso l’acqua contaminata, il consumo di pesce inquinato o l’inalazione di vapori tossici.

Nello specifico, il petrolio penetra nel piumaggio degli uccelli, riducendo la capacità di isolante termico e rendendo le piume inadatte al nuoto e al volo. L’istinto degli uccelli li porta a pulirsi il piumaggio con l’uso del becco, ma in questa maniera ingeriscono il petrolio, con effetti nocivi evidenti.

Il petrolio riduce la capacità fotosintetica dei microrganismi marini che producono gran parte dell’ossigeno terrestre, contribuendo così al cambiamento climatico. 

È importante notare che esistono numerose tipologie di sversamenti, ognuna con le proprie peculiarità in termini di danni ambientali e interventi necessari. Le sostanze coinvolte possono variare ampiamente, comprendendo solventi industriali, prodotti chimici tossici e rifiuti industriali, tra gli altri.

I cosiddetti chemicals possono compromettere la qualità dell’acqua e mettere a rischio la vita marina e umana. La presenza di queste sostanze può alterare l’ecosistema acquatico e costiero, danneggiando gli habitat marini, inclusi coralli, mangrovie e praterie di alghe. L’inquinamento chimico può disturbare la catena alimentare marina, causando squilibri ecologici e riduzione della produttività biologica; l’ingestione di pesce contaminato o l’esposizione diretta alle sostanze chimiche possono causare malattie e disturbi respiratori, nervosi e riproduttivi.

Gli sversamenti di plastica rappresentano una delle forme più diffuse di inquinamento marino, che danneggia habitat critici per la fauna marina e riduce il valore estetico e ricreativo delle zone costiere. Gli animali marini possono rimanere intrappolati nei rifiuti plastici o ingerirli accidentalmente, causando la morte o danneggiando la salute. Le microplastiche possono entrare nella catena alimentare marina, con potenziali effetti negativi sulla salute degli organismi.

I rifiuti solidi, tra cui legno, metallo, vetro e scarti domestici, così come le acque reflue non trattate, contengono una vasta gamma di contaminanti, inclusi batteri, metalli pesanti e sostanze chimiche nocive.

Inoltre, gli sversamenti di materiali radioattivi, possono avere effetti a lungo termine devastanti, compromettendo la biodiversità e la stabilità degli ecosistemi marini.

Il Goal 14 degli SDG ha come obiettivo la prevenzione e conservazione degli oceani, dei mari e delle risorse marine, elementi fondamentali per la salute e la salvaguardia del pianeta.

L’Unione Europea ha raggiunto un accordo cruciale a Bruxelles lo scorso 15 febbraio per rafforzare la prevenzione degli sversamenti in mare attraverso il monitoraggio satellitare, segnando un passo significativo nella protezione degli ecosistemi marini europei.

I paesi possono contribuire a limitare tali sversamenti attraverso l’adozione di politiche efficaci, la creazione di aree marine protette e la formazione di personale specializzato per gestire tali eventi. Inoltre, possono imporre il limite del riempimento dei serbatoi di carburante delle navi al 90%.

Gli armatori, dal canto loro, possono adottare una serie di misure preventive che includano:

  • la pianificazione accurata del bunker;
  • la formazione di squadre addestrate;
  • l’uso di tappetini assorbenti per l’olio nelle sentine di tutte le barche con motori interni;
  • l’ispezione regolare delle prese d’acqua e il riciclo dell’olio usato e dei filtri. 

Anche i cittadini possono fare qualcosa per limitare il rischio degli sversamenti in mare, sostenendo le organizzazioni non governative tramite donazioni o coinvolgimento diretto. Inoltre, possono limitare il consumo di prodotti derivanti dal petrolio e incoraggiare l’uso di fonti di energia rinnovabile e materiali biodegradabili.

In conclusione, è necessario un approccio multidimensionale, ovvero una combinazione di azioni individuali, comunitarie e governative per salvaguardare l’ambiente marino e la sua biodiversità dagli sversamenti in mare.

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