Eredità tossica: rischio amianto in Italia

operatori in tuta blu che lavorano al trattamento di amianto di una tettoia

La Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto del 28 aprile, rappresenta un momento importante per ponderare sugli impatti significativi che questo diffusissimo materiale ha avuto sulla salute umana e sull’ambiente nel corso degli anni.

L’amianto, noto anche come asbesto, è un gruppo di sei minerali fibrosi naturali ad alto rischio rinomati per la loro resistenza al calore, all’elettricità e alla corrosione. 

Queste proprietà ne hanno favorito l’ampio impiego in numerose industrie sia in Italia che all’estero, in prodotti per l’edilizia e l’industria per coibentazioni, pavimentazioni, elettrodomestici, ma anche in assorbenti igienici femminile e filtri per sigarette.

Si stima che in Italia circa 40 milioni di persone ne abbiano subito l’esposizione sul luogo di lavoro (3 milioni) o in ambito domestico e che il totale dei decessi per malattie asbesto-correlate sia di circa 6.000 all’anno.

L’esposizione a queste fibre ‘lanose’ provoca gravi problemi di salute, tra cui il mesotelioma, una forma rara di cancro che colpisce la pleura, oppure l’asbestosi, una malattia polmonare cronica caratterizzata dalla cicatrizzazione dei tessuti polmonari, e il cancro ai polmoni.

Anche l’ambiente risente della contaminazione; le fibre infatti possono accumularsi nel terreno e ingerite dagli animali o assorbite dalle piante, influenzando negativamente la fertilità del suolo, la qualità dell’acqua sotterranea e tutta la catena alimentare correlata. 

Queste fibre possono persistere nel terreno per lungo tempo, anche per secoli, ed essere rilasciate nell’aria tramite l’erosione del suolo, il degrado di edifici che lo contengono o durante lavori come demolizioni o bonifiche. 

Gli animali possono ingerire le fibre di amianto attraverso il cibo o l’acqua contaminata, con conseguenze gravi per la loro salute e interferenze sulla riproduzione e lo sviluppo.

Oltre agli effetti diretti, la presenza di amianto può ridurre la qualità della vita delle persone che vivono in aree contaminate, ostacolare lo sviluppo di attività economiche come l’agricoltura e il turismo e generare costi elevati per la bonifica dei siti contaminati.

In Italia, la legge n. 257/1992 ha proibito la produzione, l’importazione, la commercializzazione e l’uso di prodotti contenenti amianto. Tuttavia, la mancanza di adeguati impianti di smaltimento e le difficoltà nell’attuare politiche di abbattimento degli edifici hanno rallentato l’opera di bonifica.

Attualmente, le bonifiche in Italia hanno già rimosso 339.000 tonnellate di materiali contenenti amianto, ma rimangono ancora più di 40 milioni di tonnellate da trattare, rappresentando una minaccia evidente per la salute umana e l’ambiente.

A livello europeo, l’amianto è stato messo al bando nel 2005, e nel 2022, la Commissione Europea ha proposto una revisione della direttiva 2009/148/CE per proteggere i lavoratori dall’esposizione all’amianto. 

Sulla base del più recente regolamento UE 2016/1005, tutti gli Stati membri dell’Unione Europea dovranno provvedere alla rimozione dei “prodotti” di amianto entro il 1 luglio 2025

È essenziale che le Regioni coordinino la capacità degli impianti di trattamento con le necessità di bonifica, come indicato dal Programma Nazionale di Gestione dei Rifiuti.

L’identificazione e il monitoraggio sono passi fondamentali per garantire che l’amianto non rimanga un rischio nascosto, soprattutto in strutture datate dove la documentazione può essere incompleta o assente.

La bonifica dei siti contaminati è altrettanto critica; deve essere intrapresa con metodi rigorosi che impediscano la diffusione di fibre nocive. Questo comporta l’isolamento dell’area e l’utilizzo di attrezzature specializzate per minimizzare il rischio di contaminazione durante le pratiche di rimozione. 

Lo smaltimento sicuro richiede procedure particolari e infrastrutture dedicate e conformi alle normative ambientali. La sensibilizzazione dei cittadini e la formazione dei lavoratori sono essenziali per mitigare i rischi associati all’amianto. 

Le piccole imprese e le comunità con risorse limitate possono trovare particolarmente oneroso affrontare i costi associati alla bonifica e allo smaltimento sicuro, perciò è fondamentale la compartecipazione pubblica, con supporti finanziari.

Infine, in ottica di prevenzione, lo studio approfondito dei materiali prima della loro commercializzazione su larga scala è fondamentale per prevenire rischi per la salute e l’ambiente, come dimostra il caso dell’amianto.

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