Bioacustica, la scienza dei suoni negli ecosistemi

Bioacustica, una rana che comunica con il mondo, seduta su un ramo nel bosco

La bioacustica è quella scienza che ti fa chiedere: “Ma gli animali hanno un dialetto?” È il campo di studio che ascolta i segreti sussurrati della natura, dai cinguettii degli uccelli alle serenate delle balene. E non è solo per la scienza, ma anche per capire se il tuo gatto sta davvero complottando contro di te o se sta solo chiedendo più cibo.

Attraverso la mappatura dei suoni, gli scienziati possono monitorare i cambiamenti ambientali e l’impatto delle attività umane sugli habitat naturali. 

Ogni habitat infatti possiede una firma acustica unica, un insieme di suoni che varia in base alla biodiversità e alle caratteristiche fisiche dell’ambiente, come la topografia e la vegetazione.

La bioacustica è una scienza interdisciplinare che si occupa dello studio dei suoni emessi dagli organismi viventi e del loro ruolo negli ecosistemi. I suoni infatti sono indicatori cruciali della salute degli ecosistemi. 

Grazie a questa, gli scienziati possono monitorare gli habitat, identificare e catalogare le specie, studiare il comportamento animale e valutare l’impatto delle attività umane sull’ambiente naturale. 

Il concetto di paesaggio sonoro, introdotto negli anni ’70 dal compositore canadese Murray Schafer, sottolinea l’importanza di ascoltare e preservare la diversità sonora del nostro ambiente. 

La mancanza di suoni naturali può essere un segnale di un ecosistema in declino, come evidenziato da Rachel Carson nel suo celebre libro “Primavera Silenziosa” del 1962.
Gli uccelli, ad esempio, sono noti per i loro canti complessi, che utilizzano non solo per attrarre partner, ma anche per delimitare i territori e segnalare la presenza di predatori. 


Gli elefanti comunicano attraverso infrasuoni, ovvero suoni a bassissima frequenza che l’uomo non può percepire, ma che possono viaggiare per chilometri attraverso la savana; ciò permette agli elefanti di trasmettere messaggi a lunga distanza, come avvisi di pericolo o richiami per radunare il branco. 

Allo stesso modo, le balene utilizzano queste onde sonore per comunicare attraverso le vaste distanze degli oceani. 

I pipistrelli invece utilizzano l’ecolocalizzazione per navigare e cacciare nel buio, emettendo suoni ad alta frequenza, o ultrasuoni, che rimbalzano sugli oggetti e ritornano sotto forma di eco, che viene poi interpretato dall’animale. 

Insetti come le cicale, grilli e cavallette producono suoni attraverso il processo di stridulazione per attrarre le femmine durante la stagione degli amori. 

Alcuni studi hanno rivelato che anche le piante possono rispondere ai suoni, come il fruscio delle foglie o il rumore degli insetti, influenzando la loro crescita e comportamento.

La registrazione e l’analisi dei suoni consentono di raccogliere dati preziosi senza disturbare gli animali, facilitando così la ricerca in aree remote o di difficile accesso.

Per catturare questi suoni, è essenziale utilizzare strumenti adeguati come i fonometri, strumenti molto sensibili.

L’analisi dei rumori registrati è altrettanto importante e può essere effettuata utilizzando software appositi che permettono di esaminare dettagliatamente i parametri delle vocalizzazioni. 

Inoltre, la bioacustica può fornire informazioni preziose sul comportamento degli animali e sulle loro interazioni ecologiche, contribuendo a delineare strategie di conservazione più efficaci.

Studi recenti hanno dimostrato che l’esposizione a questi tipi di suoni può ridurre lo stress, migliorare l’umore e persino aumentare le prestazioni cognitive

L’UNESCO ha riconosciuto il paesaggio sonoro come patrimonio immateriale, sottolineando il suo valore culturale e la necessità di proteggerlo. 

La geografia dei suoni naturali ci invita ad ascoltare la sinfonia della vita che ci circonda, riconoscendo l’importanza di ogni nota nel grande spartito dell’ecosistema terrestre.

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